L’Inferno nella foresta di Dante

“Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, poi ché la diritta via era smarrita”.

Comincia così, il primo canto dell’Inferno, di Dante Alighieri. In esilio, Dante, ha percorso i boschi e le pinete marittime della Toscana e della Romagna. Durante l’ esilio, la vita di Dante, in alcuni momenti, è simile a quella degli immigrati clandestini d’oggi che per diversi motivi, sono costretti a lasciare il loro paese.

Inizia da una foresta, la narrazione della Divina Commedia, dove dipinge con la penna i ritratti dei personaggi storici famosi e diviene il Giudice dell’umanità nel regno dei cieli, assegnando le pene, in base ai peccati che hanno commesso. Colloca i peccatori all’Inferno, al Purgatorio o nel Paradiso.

Nella Commedia, l’entrata immaginaria del viaggio di Dante all’Inferno, nel 1300, è situata in una foresta, che non ha identificato, ma essa ha stimolato la sua fantasia.

Dante, a 35 anni, dopo avere per sempre lasciato Firenze, a causa dell’esilio, cominciò a vagare per la penisola italiana, ospitato da amici e conoscenti. In Dante, c’era anche l’aggravio della pena di morte, e se era catturato, quando andava dagli amici, rischiava di essere ucciso e i boschi e le pinete erano rifugi protettivi.   

Dopo vari soggiorni, sceglie di vivere definitivamente a Ravenna, ospitato dalla signoria da Polenta, dove scomparve il 14 settembre 1321. La tomba di Dante, inizialmente fu eretta nella chiesa di San Francesco. Nel 1780, fu costruito l’ultimo sepolcro, su progetto di Camillo Morigia, che restò vuoto per diverso tempo, perché si temeva il furto della salma da parte dei fiorentini e fu nascosta dai frati del convento.

Dante dedica il XXVII canto dell’Inferno, alla Romagna. Egli parla delle città della Romagna con Guido da Montefeltro.

Nell’edificio del convento, nel secolo scorso, è stato fondato un Centro Dantesco, dal monaco Padre Severino Ragazzini, ed egli ha creato anche una biblioteca con le antiche edizioni della Divina Commedia e c’è anche una bibliografia molto vasta sulle opere di Dante. Ragazzini, era il nostro insegnante d’italiano, che è riuscito a comunicare l’interesse per Dante agli studenti.

Ravenna, ha dedicato a Dante, una spiaggia collocata di fronte alla pineta di Classe. La pineta di Classe, Dante l’ ha visitata ed è citata nel canto XXVIII, 19-21 del Purgatorio.  La spiaggia di Dante, parte dalla foce dei Fiumi Uniti e si estende fino alla foce del torrente Bevano, quella chiamata “Bassona” ed è stata suddivisa in diversi settori e può accogliere tutti i tipi di turisti, da chi preferisce il campeggio, alla famiglia che desidera affittare l’ombrellone e i lettini prendisole.

Alla foce dei Fiumi Uniti, c’è anche un’area riservata ai cani, poi c’è la zona dei Bagni attrezzata con gli ombrelloni e lettini prendisole tradizionali, c’è l’area del Campeggio, poi inizia la spiaggia dietro la pineta, per circa tre chilometri, dove, dagli anni sessanta del secolo scorso, c’è la consuetudine della pratica del naturismo, i turisti, stanno al sole senza indumenti da bagno, e ognuno porta la sua attrezzatura.

Questa parte di spiaggia denominata anche “Bassona”, è libera e non ci sono rendite per la pubblica amministrazione, non ci sono costruzioni, è una riserva naturale.

Dopo il 2000, l’Italia, ha dato più potere alle regioni ed è aumentata la burocrazia. La Romagna, che non ha mai avuto la sua autonomia regionale, è stata la più penalizzata e ovunque, sono stati imposti “divieti” per ostacolare la vita della gente romagnola, e trovare pretesti per estorcere denaro con le multe, a causa dei maggiori costi di gestione dovuti a burocrazia regionale e locale. Nel precedente documento “Il Lido di Dante Alighieri”, ho descritto a grandi linee, l’ambiente sociale e politico d’oggi a Ravenna.

Improvvisamente e dopo quaranta anni di pratica naturista, la Regione Emilia, ha scoperto d’essere proibizionista con i “naturisti” di Lido di Dante, col pretesto che non ci sono i servizi igienici, la Regione Emilia vuole allontanare i nudisti dalla spiaggia, danneggiando anche il turismo romagnolo. Improvvisamente, si sentono irritati dagli escrementi biologici dei naturisti. Tali escrementi, inquinano meno delle fabbriche collocate lungo il Reno che scaricano residui inquinanti nel fiume. Non voglio criticare le ragioni per le quali la gente prende il sole senza il costume, sono fatti loro, sono già grandi e i bambini dei turisti, sono sempre accompagnati dai genitori. Quelli che non pensano così, non sono costretti a frequentare la spiaggia dei naturisti e possono mettersi anche su un’altra parte dello stesso litorale.

Stupisce che dopo più di quaranta anni, i burocrati si accorgano che non c’erano i servizi  igienici, ma questi, non sono mai stati richiesti dai naturisti. Per fare i servizi igienici, servono strutture di  cemento che non si possono edificare in una riserva naturale e i naturisti, non ne hanno necessità, quindi, le affermazioni attribuite alla Regione, sono delle vere prese in giro, oppure si possono istallare prefabbricati mobili, come quelli che montano alle feste dell’”Unità”, ma è un lavoro in più, perché i naturisti non li hanno richiesti.

A Lido di Dante, c’è la spiaggia anche per tutti gli altri che non sono naturisti, ed io l’ho frequentata per tanti anni, come tutte le altre spiagge di Romagna, senza accorgermi che c’era anche la spiaggia riservata ai naturisti che non disturbano nessuno. A mio parere, sono altri i motivi per i quali si vuole sfrattare i naturisti. Qualcuno vorrebbe utilizzare quel tratto di riserva naturale con altri progetti e costruire delle strutture in cemento dove non si dovrebbero fare. Quelli di sinistra, in Italia, dicono le bugie, sono distruttivi e non ascoltano i pareri della gente, sanno quello che va bene per la gente. Fanno gli interessi delle cooperative costruttrici, anche con lavori inutili che distruggono paesaggi o devastano i centri storici.

In ogni modo, in generale, in Romagna e in Italia, stanno danneggiando il turismo tradizionale per favorire un altro tipo di turismo, delle crociere, che esso sta rubando turisti alle attività tradizionali e anche Ravenna, sostiene il turismo sulle grandi navi da crociera, molto probabilmente per motivi economici e qualcuno ci guadagna a promuovere questo tipo di turismo, all’insaputa della gente, ma le grandi navi, esse possono creare danni seri alle città d’arte e alle coste.

Lo scorso anno, una catastrofe, dovuta forse ai cambiamenti climatici e ambientali, della nostra epoca, ha colpito la “selva oscura” di Lido di Dante. Il 20 luglio 2012, il litorale ravennate, è stato percorso da una bora infocata. C’era un caldo infernale, come nell’Inferno immaginato da Dante. Un vento così caldo, non s’era mai visto. Quel vento sinistro, poteva provocare incendi. Un grandioso incendio, divampò sulla pineta e subito pensarono che fossero stati i nudisti o i proprietari dei capanni da pesca da sempre esistenti che il Comune ha fatto demolire. Alcuni pensarono fossero stati i mussulmani, perchè, Maometto fu odiato da Dante, che lo mise nell’Inferno, nel canto XXVIII. Andai sul posto a vedere cosa era successo e a sentire le voci. I miei occhi videro tante ombre scure di alberi bruciati e di cenere grigia.

I presenti, affermarono che erano stati i contadini che avevano bruciato le stoppie, ma la forza del vento, non permetteva di accendere nessun fuoco. Dietro la pineta, ci sono i campi di grano ed è una seria imprudenza se bruciano le “stoppie”, in quella zona.  Altri affermavano che l’incendio è stato provocato, per costruire degli alberghi, in una zona dove non si possono costruire, e incendiando la pineta, in Italia, tutto diventava possibile…

Altri dicono che sono stati i fascisti, quando succede qualcosa a Ravenna, pensano subito ai fascisti e la gente non sa perché. Ravenna, è la città che in Italia, ha più comunisti, ma questo, non si trova scritto sui libri di scuola, finita la guerra, un partigiano di Ravenna, uccise tutti i ravennati fascisti.

Per ristabilire l’equilibrio, molti ravennati, si sposano con i forlivesi e anche loro, diventano comunisti, ma i forlivesi rimangono con la caratteristica del fascista. Scritto con ironia ma vero.

La gente ha avanzato ogni tipo d’ipotesi, sulle cause d’incendio, e questo evento catastrofico, è stato il pretesto per rimuovere i naturisti, infatti, una parte di spiaggia della “Bassona”, sarà vietata per diverso tempo. Forse, l’incendio della pineta di Dante, non avrà responsabili, i turisti continueranno a diminuire in Romagna, e aumenteranno sulle grandi navi, che sono state studiate apposta per indurre la gente a spendere i soldi e forse, qualcuno guadagnerà di più che col nudista, ma gli escrementi biologici dei nudisti, sono benefici per far crescere di nuovo le piante in pineta! In ogni caso, c’è il sospetto che al posto delle nuove piante, col tempo, faranno degli edifici di cemento anche nella riserva naturale della Bassona.

Dante, i naturisti, li avrebbe messi in Paradiso, l’unica osservazione che si dovrebbe fare, sarebbe quella di non lasciare l’immondizia in spiaggia e in altri luoghi. In questo caso, li colloca all’Inferno. Sulla spiaggia e nel paese, si possono esporre degli avvisi per favorire la pulizia della spiaggia da bottiglie di vetro, lattine e plastica.

Terminando, a mio parere, è preferibile lasciare la spiaggia ai naturisti, invece di costruire strutture di cemento che deturpano l’ambiente naturale e l’estetica del paesaggio.

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