Fiere a luci rosse

Negli anni Novanta, per quattro anni, ho affittato uno stand alla fiera di Modena, e ho esposto attrezzature per la casa. In questa fiera, non ero molto presente, preferivo andare a visitare la cattedrale, uno straordinario esempio d’arte romanica o la Galleria Estense. Avevo deciso di partecipare a quella Fiera, perché volevo capire per quale motivo, un giovane romagnolo, che frequentava la città, era morto di un virus misterioso. Più del commercio, mi attraeva l’arte e le fiere, rappresentavano un motivo di studio più che di guadagno, erano un pretesto per conoscere le città, l’arte, i costumi del luogo, ma stranamente, qualcuno mi chiedeva se avessi delle idee nuove per fare business; questa, è una città, dove la gente mette al primo posto il successo economico. La fiera del 25 aprile, era molto frequentata dal pubblico.

Modena è un territorio agricolo, industriale, commerciale, molto attivo in tutti i campi, è la città emiliana che nel dopoguerra, ha avuto il maggior sviluppo economico nell’industria e nell’artigianato, tradizionalmente favorito anche dai duchi Estensi. Le imprese, si sono specializzate in diverse tipologie di produzione, integrando spesso vari campi economici. A Modena, sono state create: la più grande fabbrica di figurine del mondo, l’auto sportiva più conosciuta e altre di lusso. 

Fra l’economia della provincia di Modena, i più rinomati, sono i prodotti agricoli, e dell’industria alimentare, esportati in Germania e nel nord dell’Europa; i più sviluppati sono: l’industria meccanica e automobilistica, le macchine per l’agricoltura, i prodotti per l’edilizia, con il primato mondiale delle ceramiche di Sassuolo e l’industria tessile e la maglieria di Carpi. Negli anni Sessanta, nel Comune di Mirandola, è stata istallata una vasta produzione d’attrezzature ospedaliere. Una caratteristica dell’industria modenese è quella di avere un gran numero d’aziende di piccole dimensioni, con una diffusione doppia, rispetto la media italiana. Solo una decina d’imprese supera cinquecento dipendenti, nel settore della ceramica, alimentare e meccanico.

L’industria, attira molti lavoratori stranieri da tutte le parti del pianeta. La metà delle imprese modenesi, lavorava con l’estero e la provincia di Modena, aveva anche un altro primato in Italia, per la maggiore presenza d’imprese femminili. In questa città, non hanno voluto costruire le chiese mussulmane, e pensano che le moschee devono costruirle al loro paese, ma poi le fanno erigere da noi in Romagna. Tutto ciò che non vogliono in Emilia, si deve fare in Romagna, considerato il meridione dell’Emilia, non ha avuto lo stesso sviluppo dell’Emilia, la Romagna è sempre rimasta in disparte, ma non è un fattore del tutto negativo. Dalla metà degli anni Novanta, del secolo scorso, in Emilia e in Romagna, sono sorti immensi supermercati fondati dalle cooperative emiliane e le fiere campionarie, hanno perso la loro importanza. I supermercati diventano fiere permanenti. Sopravvivono le fiere specializzate o quelle storiche dei paesi.

La gente trova la maggior parte della merce per i bisogni familiari, in queste strutture, ma troppi supermercati, hanno causato un’immensa produzione di rifiuti urbani ed è sorto anche il problema dello smaltimento dei rifiuti che si è rivelato un vero e proprio attentato alla salute pubblica dei cittadini, e una nuova forma d’inquinamento ambientale, a causa della costruzione ovunque degli inceneritori e per questo motivo, i supermercati sarebbero possibilmente da evitare.

Gli inceneritori, e le nuove costruzioni, diventano poi un business per gli impiegati che devono rilasciare i permessi per costruire e quindi un ricettacolo di tangenti e quando non si paga, i permessi tardano ad arrivare, frequentando le fiere, si ascoltano diverse storie.

L’esasperato consumismo ha portato anche alla diffusione incontrollata dell’automobile, creando ovunque problemi di traffico e inquinamento, di cui nessuno, sembra ancora essere preoccupato.

Modena, è sempre stata una città ricca e la leggenda narra del santo, patrono, San Geminiano, che l’ha sempre protetta dalle avversità. La corte estense, si trasferì definitivamente da Ferrara a Modena, portandosi anche la sua quadreria, nel 1598 e vi restò fino all’unità d’Italia. Nella storia repubblicana, è sempre stata amministrata da partiti politici di sinistra.

Ciò che mi ha colpito soprattutto della Fiera di Modena, è stata la massiccia presenza di prostitute di colore, nei dintorni della fiera, nelle strade dove passavano gli espositori ma visibili anche dal pubblico e dalle famiglie. Mi chiedevo quale era la funzione di queste prostitute vicino la fiera: per gli stranieri, e gli espositori, in modo da tutelare le loro donne da eventuali pericoli esterni?

Le donne di Modena, sono molto emancipate, lavorano in tutti i settori, e gestiscono diverse attività.

I dintorni della fiera, avevano l’aspetto di bordelli all’aperto e capitava di frequente, vedere donne di colore commettere oltraggio al pudore. Alcuni venditori romagnoli, sono morti di un virus misterioso ignorando ancora che fosse il virus dell’Aids. Poi si è scoperto che il virus proveniva dall’Africa ed è stata una conseguenza dell’immigrazione.

Un governo d’impostori, in Italia, ha istituito anche l’ufficio dell’integrazione per gli immigrati e con il successivo governo di sinistra una donna di colore, di Modena, è andata a dirigere il ministero dell’integrazione. Non si capisce bene, che cosa intendano i politici italiani per integrazione, e come la vogliono mettere in pratica. Il termine integrazione, ha diversi significati. C’è da ricordare che le comunità cinesi, non s’integrano con altre, anche se si trasferiscono all’estero, si comportano come al loro paese.

In Romagna, siamo soggiogati dall’ipocrisia della Regione, che improvvisamente, vorrebbe vietare anche l’area naturista che si trova a Lido di Dante, in provincia di Ravenna, da oltre quaranta anni, con la scusa che non ci sono i servizi, ma è possibile che l’improvvisa pretesa dipenda dal fatto che i naturisti, non pagano ancora le tangenti. Gli impiegati degli uffici pubblici, generalmente, quando cercano tangenti, tentano di rendere le pratiche amministrative più difficili o hanno la tendenza ad allungare i tempi delle stesse.

C’è in ogni caso, un comportamento discriminatorio fra le aree romagnole e quelle emiliane: proibizionismo in Romagna e permissivismo in Emilia. La Romagna, è stata svantaggiata dal suo passato sotto il dominio della chiesa, poi è stata soggiogata dall’Emilia, ma è rimasta un’area sottosviluppata, rispetto alla regione emiliana, e non è mai stata riconosciuta come regione autonoma. I comunisti emiliani, si sono impossessati della regione Romagna, senza eseguire nessun referendum fra la popolazione romagnola.

Amici di Modena, fate sapere, se i dintorni della fiera, sono ancora frequentati da donne di colore. Nel caso che la prostituzione diviene legale in Italia, come in altri paesi dell’Europa, e con la crisi attuale, tutto è possibile, vicino alla fiera, si può costruire un bordello di lusso con i servizi; almeno le persone non si ammalano d’Aids. Nello stesso tempo, è un’idea nuova di business, gli italiani, oggi, viaggiano in altri paesi, anche per andare al bordello ed è anche un modo per prevenire la violenza sulle donne, in parte causata dagli immigrati.

A Modena, la gente è sveglia e dovrebbe capire anche di fare pulizia del parassitismo comunista, più facile da corrompere, ma distruttivo per l’economia. Questa, è un’altra cosa che mi ha stupito di questa città. Una città così attiva, come può essere stata infestata dai comunisti? Forse la risposta è che i comunisti, non hanno voglia di lavorare e preferiscono sfruttare il lavoro degli altri.  Questa gente, da quando non è più finanziata dall’Unione Sovietica, si è orientata verso l’affarismo interno con risultati disastrosi. Il ceto attivo, pensava a lavorare, invece di farsi rispettare, mentre i parassiti protestavano e chiedevano sempre e sono riusciti a distruggere il ceto produttivo.

L’operosità dei modenesi, non ha nulla di comunista, ma l’enorme presenza di lavoratori dipendenti, ha favorito i fannulloni comunisti che derubano la gente con tasse simili ad estorsioni di mafia, e non vogliono creare occupazione per il paese, ma solamente per i membri del loro partito politico.

Sveglia, Modena, ha fatto arrabbiare anche il santo protettore.

info@mancinigabriella.it

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6 Responses a “Fiere a luci rosse”

  1. […] esiste, ma non c’è la Regione.  Dagli anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino nelle fiere si vedono gazebo dove si raccolgono le firme per il Referendum allo scopo di sentire un parere […]

  2. […] anni Novanta, dopo la caduta del muro di Berlino nelle fiere si vedono gazebo dove si raccolgono le firme per il Referendum allo scopo di sentire un parere […]

  3. […] 1987 al 2000, ho passato la maggior parte del tempo in macchina per andare da una fiera all’altra. Nella pausa pranzo sostavo alle mense aziendali o nelle trattorie tradizionali dove si […]

  4. Lina ha detto:

    Belle considerazioni. A presto, Lina.

  5. Lina ha detto:

    Belle considerazioni. A presto. De Lucia Lina.

  6. […] mense e ristoranti e leggo sempre le etichette dei prodotti. Per diverso tempo, quando andavo alle fiere, ho mangiato nelle mense aziendali e non ho dedicato il mio tempo alla cucina, ma poi ho capito […]

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