Arte dal vero ad Imola

Tonino Dal Re - Sinfonia - 1987Ad Imola, nella sede del Museo della città, fino all’otto marzo 2015, è stata allestita una mostra sull’arte dal Vero in Romagna, dal Novecento fino ai giorni nostri. L’arte dal vero è quella che dovrebbe essere di più facile interpretazione da parte del pubblico, è il contrario di quella astratta. Sono esposte opere realizzate con diverse tecniche: disegno, grafica, scultura, pittura, ceramica, provenienti dai musei romagnoli e da collezionisti privati, sul tema dell’immagine nella forma reale, umana, animale e del paesaggio.

La mostra, non mi ha convinto per diversi motivi. A mio parere, il mecenatismo della Banca, può essere usato meglio. L’esposizione, ha la pretesa di trattare in modo superficiale tutto il periodo artistico di un secolo, il Novecento in Romagna, con molti artisti e pochi capolavori  per ogni singolo autore, dando un’immagine incompleta sulla loro produzione e più completa solo per alcuni artisti che si volevano mettere in luce meglio di altri.

L’iniziativa è buona e anche l’organizzazione è sufficiente, ma sono i contenuti che non mi hanno convinto: la scelta delle opere e degli autori. Non è evidenziata bene la lettura cronologica delle opere.

Espongono 93 artisti, e molti sono stati esclusi. In Romagna, ci sono artisti in ogni paese e piccolo centro, alcuni vivi, altri morti. Per una mostra con questo tema, serve un ambiente, molto più grande, dividendo gli spazi espositivi fra gli autori delle varie scuole locali e trattare separatamente il lavoro dei contemporanei viventi.

Con le superfici a disposizione, a mio parere, era più utile trattare solo gli aspetti dell’arte contemporanea in Romagna, e mettere in luce gli artisti romagnoli che in questo periodo si dedicavano al mestiere di pittore, scultore, incisore o ceramista e nello stesso tempo, si dava l’opportunità a tanti giovani di farsi conoscere ad un pubblico più vasto, invece è stata agevolata solo l’esposizione di pochi autori contemporanei, già affermati e questa era già una prima discriminazione.

Si è voluto affermare che alcuni sono artisti, e altri non lo sono, anche se fanno lo stesso lavoro. La presenza di donne fra gli espositori, è molto limitata: soltanto due. L’arte romagnola, è un’arte chiusa e provinciale che trae la sua maggiore capacità creativa dall’insegnamento accademico e sono poche le personalità artistiche che si staccano dall’insegnamento scolastico, imponendosi con un proprio stile e personalità, ricollegandosi a movimenti artistici nazionali ed europei, come invece avviene per diversi artisti bolognesi.

L’arte romagnola del Novecento è altro da quella bolognese. Nella mostra “Arte dal vero” ci sono alcune opere adatte a rappresentare monumenti funebri. Le scene di uccisione degli uccelli e la bistecca gigante, servono per giustificare la violenza sugli animali come fatto acquisito per giustificare il cannibalismo umano. Chi ha dipinto la bistecca, tra l’altro è un’artista informale ed è fuori tema in una mostra sull’arte dal vero, ma poiché è considerato un grande artista, per lui la regola non vale. Tra l’altro, non è di origini romagnole, in Romagna ha consolidato la sua fama, ma ci sono altri validi artisti arrivati in Romagna da altre province, che avrebbero potuto partecipare all’esposizione.

Sono andata a visitare la mostra, sperando di vedere qualche opera di uno fra i più grandi artisti imolesi della seconda metà del Novecento ma non c’è traccia di sue opere in esposizione e c’è da chiedersi quali sono stati i motivi per escludere l’artista più attivo, conosciuto e stimato, non solo nella sua città, ma anche in Italia e all’estero: Tonino Dal Re, un artista nel vero senso del termine, con la creatività del romagnolo, ma anche l’intraprendenza dell’emiliano, che si potrebbe definire artista-imprenditore.

Non credo sia stato escluso, perché Imola si trova in provincia di Bologna, espongono altri artisti imolesi. La sua attività artistica è caratterizzata da periodi ben precisi e fra questi, c’è anche la figurazione dal vero, in tema con la mostra in oggetto.

Dal Re, è stato molto produttivo e la dimenticanza non può essere casuale, la presenza delle sue opere, può oscurare la fama di altri artisti presenti in mostra. Tonino Dal Re, non ha una formazione accademica, si può definire un autodidatta, inizia a dipingere fin da bambino, dopo le scuole elementari, prende lezione dal pittore Anacleto Margotti che da Lugo si trasferisce ad Imola e dal Conte Tommaso Della Volpe i quali gli insegnarono le tecniche artistiche.

L’arte fu un dono di natura e ben presto trovò le sue forme espressive senza i condizionamenti accademici. Tonino apprende la tecnica del disegno, dell’affresco, della pittura ad olio, della tempera, dell’incisione. Il primo periodo della sua lunga attività, è dedicato agli affreschi di chiese e residenze private, in diverse parti d’Italia.

Inizia a partecipare alle prime mostre nel 1949, l’apice della rappresentazione del vero, si ha nei dieci anni dal 1960 al 1969, quando segue il giro d’Italia per ritrarre dal vero i ciclisti che partecipavano alla gara. I ciclisti, furono un soggetto molto amato, e Dal Re, ricomincia a rappresentarli sulle tele all’epoca di Marco Pantani.

Superficialmente, fu definito il pittore dei ciclisti, ma per lui rappresentò una grande occasione di studio del movimento e della velocità, il tema dei ciclisti, poteva essere indicato anche per la mostra del Vero, in sostituzione di quella orribile bistecca gigante di “arte” informale che esaltò la macellazione degli animali.

Tonino Dal Re, invece amava gli animali, la natura e ogni forma di vita, l’animale preferito, era senz’altro il cavallo, un soggetto molto rappresentato nelle sue opere sia del periodo figurativo, sia del surreale. Il Surrealismo, è una delle avanguardie storiche fra le più diffuse e longeve al mondo che coinvolge tutti i settori delle arti visive, poesia, letteratura, cinema compreso, il cui massimo esponente è stato l’eccentrico Salvador Dalì, che condivideva i contenuti, ma non le idee politiche.

Il gruppo surrealista è stato uno dei movimenti d’avanguardia del primo dopoguerra europeo; fu fondato nel 1924 a Parigi, con la pubblicazione del primo manifesto surrealista di Andrè Breton, e l’apertura di una sede e di un giornale.

Nel 1929, si pubblica il secondo manifesto. Nell’intervallo fra la pubblicazione dei due manifesti, ci furono le prime esposizioni di artisti surrealisti: Arp, De Chirico, Ernst, Klee, Man Ray, Mirò, Picasso…a Parigi e l’adesione al partito comunista francese che porta il gruppo francese ad intraprendere due strade parallele dal 1930, una segue il corso della rivoluzione politica e l’altro all’esplorazione sempre più profonda del subconscio, tra cui emerge la figura di Salvador Dalì (1904-1989) che espone la sua tesi sulla paranoia-critica e poi afferma “Il surrealismo sono io”.

Il surrealismo, è stata un’avanguardia che aveva la tendenza a liberare l’individuo dalle abitudini sociali tradizionali e dal razionale. Il movimento fondato da Breton fu influenzato dall’opera letteraria l’”Interpretazione dei sogni” di Sigmund Freud. Il sogno e l’inconscio, trovano poco spazio nella società razionale e materiale. Il Surrealismo Dal Re, è stato definito Fantastico, le opere di questo periodo creativo, sembrano uscire da un mondo irreale e fantastico, come quello della Divina Commedia, dove il mondo dei morti dantesco, nelle opere del pittore imolese, è stato sostituito da quello dei sogni. Troppo grande, per partecipare ad una mostra sull’arte locale, oppure, anche in questo caso esistono oscure e profonde ragioni politiche?  info@mancinigabriella.it

Tonino Dal Re, un genio romagnolo

 

 

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3 Responses a “Arte dal vero ad Imola”

  1. Franco Dal Re ha detto:

    sono il figlio del pittore Tonino Dal Re. Devo dire che sono rimasto veramente deluso di quanto è successo, una mostra sui pittori figurativi del 900 Romagnoli, nella città di Imola poteva includere anche i pittori Imolesi, soprattutto i defunti che hanno lasciato una certa storia, che hanno contribuito a dare lustro alla nostra città. Non è andata cosi. Sono stati esclusi Tonino Dal Re , Tonino Gottarelli, Monti, Racagni, Babini Franchini e altri. Dopo 5 anni dalla scomparsa di mio padre Tonino Dal Re mi sono rivolto alla direttrice del San Domenico proponendo una antologica commemorativa. Mi è stato detto dalla direttrice stessa che mio padre non era all’altezza di quella galleria. Tonino ancora in vita ne aveva fatto richiesta ben 4 volte, gli era stato detto dalla stessa direttrice che in quel luogo potevano esporre solo artisti defunti. Naturalmente non era vero, avevano esposto pittori viventi. Forse era una regola riservata a Tonino il quale mi disse che avrei dovuto occuparmene io una volta che fosse deceduto. Nulla da fare, anche questo non basta. Ho chiesto un appuntamento per un incontro con L’assessore alla cultura, sono due mesi, non mi ha ancora dato l’ appuntamento. Non capisco tale comportamento ma sicuramente tutto gira attorno allo strapotere della direttrice che decide chi è un artista e chi no. Per fortuna, al di fuori da Imola, la pensano diversamente, compreso Vittorio Sgarbi che lo ha inserito nel suo ultimo libro Porto Franco dove ha selezionato 100 pittori del 900 tra i migliori, almeno a suo parere.

  2. Gabriella ha detto:

    Andando a vedere chi ha organizzato la mostra e quali artisti hanno partecipato, si possono trovare altre risposte. La mostra “Arte dal vero, aspetti della figurazione in Romagna, dal’900 ad oggi”, è stata organizzata da un faentino e da un forlivese che hanno inserito solo gli artisti vicini di casa loro: fra i 93 artisti, diciannove sono di Faenza, diciotto di Forlì, nove di Cesena, sette di Lugo, cinque di Imola, quattro di Ravenna, tre di Massa Lombarda. Due artisti per ogni città, provengono da Savignano, Meldola, Bertinoro, Bagnacavallo, Fusignano. Un artista per ogni città proviene da Bologna, Brisighella, Castel Bolognese, Cotignola, Fognano, Fusignano, Genova, Ghedi, Longiano, Modigliana, Pavia, Santarcangelo, Villanova di Bagnacavallo. Due sono nati all’estero, un francese e un siberiano. Quarantaquattro, di novantatré, sono artisti viventi. Altri quarantanove, rappresentano il Novecento.

    E’ da notare che fra i numerosissimi artisti di Ravenna, nella mostra “Arte dal Vero” ne sono stati inseriti solo quattro e nello stesso tempo, non c’è nessun artista di Rimini, Cesenatico, Cervia, Riccione, Cattolica, Morciano, quindi, la definizione di “figurazione in Romagna”, data alla mostra, è impropria, è più corretto scrivere che si tratta di “figurazione nel Forlivese e nel Faentino”. La mostra, è stata reclamizzata con depliant e cartelloni pubblicitari che mettono in risalto la “figurazione in Romagna”, come oggetto della mostra, ma a mio parere, si tratta di una pubblicità ingannevole con lo scopo di attirare più visitatori possibili. Romagna, in questa mostra, è un termine di cui si è fatto un uso improprio. L’assenza di un artista come Dal Re, si nota subito, quando si parla di “figurazione in Romagna”, quella di altri, è più difficile da notare da parte del pubblico. In conclusione, la mostra è un “minestrone” dove ci hanno messo un po’ di tutto, per riempire le sale espositive del museo, basta che sia faentino o forlivese, anche la bistecca di un artista lombardo di scuola informale che non ha niente a che fare con la figurazione dal vero ma, serve a dar lustro alla mostra, perché è diventato famoso fra la critica ufficiale. Quanta gente, appenderebbe una bistecca gigantesca alle pareti di casa? Organizzare una mostra con un tema così vasto, non è facile, mancano la metà degli artisti e serve più spazio.

    Ricordiamo lo stesso che Tonino Dal Re, è stato l’unico grande pittore romagnolo del Novecento, anche se certa critica non lo ha ancora capito e a mio parere, anche il pittore romagnolo più grande di tutti i tempi. Il capitolo più importante per la formazione del Surrealismo di Dal Re è stato il decennio degli anni Settanta, quando aveva lo studio nell’ambiente cosmopolita di Bologna, dove era a contatto con tutte le espressioni artistiche; è qui che è nata la sua “arte difficile” da comprendere: il Surrealismo Fantastico, che trova molti riferimenti anche nell’arte simbolista. Lo studio di Bologna, era frequentato da tante personalità della cultura di quel tempo, da molti artisti che si dedicavano a diverse forme di arte, galleristi, fotografi, critici, studenti, Dal Re era aperto a tutte le idee, ma era un individualista e il Surrealismo lo elaborava a modo suo. Il passaggio dai ciclisti al Surrealismo fantastico, è molto sorprendente, non sembra nemmeno che sia stato eseguito dalla stessa persona. Evidentemente, lo studio di Via Belfiore, ha rappresentato il momento formativo fondamentale nell’arte di Dal Re. La maggior parte della gente conosce Dal Re per i ciclisti, senza conoscere la sua vera arte.

  3. Lory ha detto:

    Il 9 maggio 2015, nel Museo della città di Imola, sarà inaugurata una mostra di Tonino dal Re dedicata al ciclismo, in occasione del Giro d’Italia.

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