BENITO MUSSOLINI, l’emigrante romagnolo

In Romagna, Benito Mussolini da giovane, sembrava destinato a vivere una vita da emigrante, e poi, quando si è trasferito a Milano, dopo dieci anni, egli raggiunse la fama internazionale diventando primo ministro del regno d’Italia per più di venti anni. Nelle scuole italiane, i professori comunisti, presentano Mussolini come un personaggio scomodo e negativo ma, nel bene e nel male, è stato il protagonista di venti anni di storia italiana, fra le due guerre e ha dato una nuova organizzazione alle istituzioni del paese. Passa alla storia nel 1922 con la Marcia su Roma, quando è partito in treno da Milano per andare a fare il primo ministro, dopo aver fondato un partito politico. Come ha fatto a divenire protagonista del ventennio fascista; quando è partito per Milano, erano già morti anche i suoi genitori, da chi è stato aiutato.

Fino a ventisette anni, è stato un giovane squattrinato; svolgeva dei lavori precari e doveva emigrare in altre città a cercare lavoro. In Romagna non aveva fortuna, aveva pochi soldi, e forse non c’era un motivo per fondare un nuovo partito politico. Il padre di Benito era militante socialista, e lui è stato iscritto a quello socialista, fin da piccolo.

Per approfondire la storia di Benito Mussolini e la parte della sua vita in Romagna, si può leggere il libro di Antonio Spinosa «Mussolini. Il fascino di un dittatore»

La fondazione del partito politico, è stato un evento casuale, ma a Milano esistevano le idee e le condizioni storiche e ambientali, perché ciò potesse accadere e da quando i socialisti lo avevano chiamato a Milano a dirigere l’«Avanti!», la sua vita, e le condizioni sociali, cambiarono profondamente, ma aveva alla base una solida preparazione teorica e pratica, anche se “precaria”.  […]

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Fondazione e manifesto del futurismo

Il movimento Futurista, la prima Avanguardia storica d’Italia, è stato fondato dal poeta e scrittore Filippo Tommaso Marinetti, nel 1909. Lo strumento di diffusione delle idee futuriste, fu il Manifesto che cominciò a diffondersi sull’esempio di quel comunista del 1848.   I manifesti futuristi furono divulgati sulla stampa italiana e sul Figaro di Parigi. Furono pubblicati anche i manifesti di tutte le arti e anche della cucina. Il Futurismo, teorizzava una rottura col passato, l’esaltazione del progresso tecnico e scientifico e della velocità come valore e corsa verso il futuro, dinamismo, azione, distruzione dei musei e delle accademie e della letteratura del passato, l’esaltazione della guerra e della violenza, disprezzo per le donne. Marinetti è cresciuto in Africa.  Nel 1918, fonderà anche il Partito Futurista, ma non avrà fortuna ed in seguito si unirà al fascismo che accolse solo gli aspetti propagandistici e superficiali del movimento. Il fascismo era per il “ritorno all’ordine” e alla tradizione accademica; non voleva le novità, i cambiamenti, il progresso. Il fascismo, riuscì ad emergere.

“Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna”.

In merito al “disprezzo della donna”, del punto nove del primo manifesto futurista, Valentie de Sait-Point, così iniziava il “Manifesto della donna futurista”:

L’Umanità è mediocre. La maggioranza delle donne non è superiore né inferiore alla maggioranza degli uomini. Esse sono uguali. Tutte e due meritano lo stesso disprezzo”.

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