“Artemisia, passione estrema”, il film di Agnes Merlet

Il film “Artemisia, passione estrema, è stato girato a Roma e in Toscana nel 1997, dalla Regista e artista francese Agnes Merlet, che ha frequentato i corsi di disegno e pittura all’Accademia, ma dopo un anno, ha cominciato a dedicarsi alla regia. Il dipinto con Giuditta e Oloferne e i disegni di Artemisia riprodotti nel film, sono stati eseguiti da Agnes Merlet.
Il film, ripercorre due anni della formazione artistica della pittrice Artemisia Gentileschi a Roma e l’incontro con il “maestro” di prospettiva Agostino Tassi che le cambia la vita, fino alla fine del processo, per stupro, nel 1612, promosso dal padre Orazio, contro l’insegnante della figlia, il pittore paesaggista Agostino Tassi e la definitiva separazione dal padre. La regista, aveva visitato a Firenze, la mostra di Artemisia nel 1991. Nel 1997, non è ancora stata pubblicata la biografia di Artemisia Gentileschi scritta della studiosa francese Alexandra Lapierre che ci permette di avere una visione più completa sulla vita di Artemisia.  

A Roma, nel 1610, Artemisia, figlia del pittore Orazio Gentileschi, orfana della madre, vive e lavora col padre dal quale apprende i segreti della pittura, vuole perfezionare la sua attività e iscriversi all’Accademia di Roma, ma non è aperta alle donne e non può far pratica del disegno dell’anatomia artistica maschile, può esercitarsi solo con modelle femminili o su se stessa. L’Accademia romana è stata fondata nel 1593, lo stesso anno in cui è nata Artemisia.
Il papa aveva vietato alle donne di disegnare dal vero l’anatomia maschile. Il padre stesso, le impediva di riprodurre i modelli maschili dello studio per paura di finire in prigione e Artemisia, chiedeva ai suoi coetanei di posare per lei, di nascosto dal padre, per poter disegnare le figure di nudo maschile. La pittura di Artemisia, sarà poi caratterizzata da opulenti nudi femminili e dame ben vestite ed eroine della bibbia, mentre le figure maschili nei suoi quadri, sono ritratte con abiti eleganti o religiosi.

Nel 1610, Agostino Tassi esperto di paesaggi e prospettiva, si trasferisce a Roma, da Firenze, chiamato per aiutare Orazio Gentileschi negli affreschi al Casino delle Muse, Agostino si occupa di raffinate rappresentazioni architettoniche, Orazio e i figli, delle figure.
Rifiutata dall’Accademia romana, Artemisia, chiede a Tassi di insegnarle la prospettiva e questo accetta solo su invito del padre.

Artemisia, quando frequenta le lezioni di prospettiva, all’esterno o all’interno, è sempre accompagnata da personale di servizio. Il padre, quando la figlia usciva da casa, la faceva controllare per proteggerla dalle insidie della vita romana. La regista, interpreta la storia in questo modo. Artemisia, chiede ad Agostino di posare per un quadro che vuole dipingere: Giuditta e Oloferne, impressionata dal dipinto di Caravaggio che ha visto assieme al padre. Vuole rendere il soggetto ancora più drammatico e fra i due inizia una relazione diversa da quella fra professore e allieva. Nel suo quadro, Artemisia, voleva sfidare il Caravaggio, che a suo dire, Giuditta, sembrava che tagliasse un pezzo di pane e dentro di se, sentiva di fare ancora meglio di Caravaggio e si serve di Agostino come modello. Nel film, è l’allieva che “usa” il maestro.
Il quadro di Giuditta che si vede nel film, è quello esposto al Museo di Capodimonte a Napoli, che secondo la critica, è stato dipinto nel 1612 ed è il quadro ricordato anche al processo. Artemisia, eseguì poi diversi quadri con il soggetto di Giuditta e Oloferne in diversi periodi.

Giuditta, è un’eroina della Bibbia, alla quale si sono ispirati pittori e scultori italiani e stranieri, dal Medioevo, fino ai giorni nostri: da Donatello, Botticelli, Michelangelo… con diverse interpretazioni e le versioni di Artemisia, sono le più violente, hanno saputo rendere meglio degli altri l’efferatezza del gesto compiuto da Giuditta e in questi quadri, sembra manifestare anche la sua rabbia nei confronti degli uomini.
La storia di Giuditta e Oloferne, risale al 602-605 A. C. ed è raccontata nella Bibbia Cristiana, ma non in quella ebraica. Oloferne era un generale del re di Babilonia Nabucodonosor, che aveva vinto la guerra contro i Medi. Ad Oloferne fu affidata la campagna d’Occidente, dove si scontrò col popolo d’Israele. Dopo 34 giorni d’assedio, il popolo d’Israele sta per arrendersi, ma il loro capo li convince a resistere ancora per cinque giorni. Giuditta, era una bella e ricca vedova, alla quale il marito aveva lasciato terreni, schiavi e ori; alla notizia della resa del suo popolo, si offrì di incontrare il generale Oloferne, che restò ammaliato dalla sua bellezza. Giuditta, fingendo di tradire il suo popolo, entrò nelle grazie di Oloferne e durante un banchetto nella sua tenda, lo ubriacò e gli recise il capo con la sua spada, poi uscì dalla tenda, consegnò la testa all’ancella che la aspettava fuori della tenda e la portarono al popolo.

Agostino, durante le lezioni di prospettiva, riesce ad allontanare la “badante”, per restare solo con Artemisia, coinvolgendola in una storia d’amore, con una falsa promessa di matrimonio che Agostino riesce a portare avanti per nove mesi. La ragazza era ancora vergine e la perdita della verginità senza contrarre matrimonio, a quei tempi, era un delitto molto grave, per l’onore del padre.
Il padre, insospettito dai pettegolezzi di alcuni collaboratori, scopre la tresca iniziata fra la figlia e Tassi e ferito nell’onore, dal tradimento del collega e della figlia, denuncia il fatto alle autorità e costringe la figlia e Tassi a subire il processo per chiedere giustizia, il padre, forse in cuor suo, spera che rivolgendosi al giudice, può ottenere il matrimonio riparatore da parte di Tassi, in effetti, il Giudice decide di unirli in matrimonio, ma durante il processo, si scoprirà che Tassi è già sposato.
Artemisia, dal tribunale, sarà sottoposta a giuramento sotto tortura e al controllo della verginità; durante il processo, si scoprirà che non è più vergine e si verrà a sapere, dalla sorella di Agostino che andrà a deporre in Tribunale contro Agostino che è sposato a Firenze e non potrà mai sposare Artemisia. Agostino, separato da tre anni dalla moglie, ed era andato poi a vivere con la cognata Costanza, la sorella della moglie e a Roma aveva iniziato a frequentare i bordelli.
Nel Seicento, a Roma erano frequenti anche le risse, le liti, le rivalità e l’invidia fra gli artisti.
Alla fine del processo, Tassi, sarà condannato, ma porterà a termine il ciclo degli affreschi che sta eseguendo assieme ad Orazio. Orazio e Artemisia, andranno via da Roma, ognuno per conto proprio. Qui termina il film.
In seguito, Artemisia si sposa, cambia città e va a vivere a Firenze col marito, dove riuscirà ad iscriversi all’Accademia, a Firenze, nel 1616, e incontrerà anche Galileo Galilei, iscritto alla stessa Accademia dal 1613. L’Accademia di Firenze, fu fondata da Giorgio Vasari nel 1561, all’epoca del Granduca Cosimo I.

Nel film, Agostino Tassi, è interpretato da un attore troppo vecchio. Tassi, nato nel 1578, nel 1610, all’epoca degli avvenimenti in cui si trova coinvolto, ha trentadue anni, è un giovane elegante e raffinato, ma è stato interpretato da un attore che aveva quarantasette anni nel 1997 e a mio parere, non riesce ad essere del tutto convincente, anche se l’aspetto è verosimile, come non lo è Orazio Gentileschi, che nel 1610, ha quarantasette anni. L’attore che interpretava Orazio, il padre di Artemisia, quando è stato girato il film, aveva sessantanove anni. L’attrice che interpreta Artemisia, non ha convinto.

La censura americana, voleva cancellare alcune scene di nudo, ma poi, è stata spiegato il motivo, ha capito e ha lasciato correre. Sarebbe stato un discreto film, se si fosse curata maggiormente la scelta degli attori. La regista, è molto creativa e potrebbe realizzare altri film interessanti.

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