Emigrazione imprese

L’emigrazione delle imprese italiane verso paesi stranieri, è un fenomeno tipico dell’Italia d’oggi, come recentemente riportato anche dalla Stampa, ma non è un fatto nuovo. L’argomento è ritornato d’attualità, perché la Svizzera ed altri paesi vicini all’Italia stanno aiutando le imprese italiane soffocate da ogni genere di vessazione, a traslocare nei loro paesi offrendo ad esse diverse agevolazioni e mettendole nelle condizioni di poter lavorare serenamente.  

In Svizzera, non c’ è burocrazia e non ci sono attese per le pratiche, perché è uno stato efficiente e organizzato come la maggior parte degli stati europei.  Assumendo almeno dieci persone, c’è l’esenzione fiscale per cinque anni; se si assumono 20 persone, l’esenzione fiscale è di dieci anni, e non ci sono le tasse che si sono inventati in Italia per mungere le imprese, perchè devono mantenere caste con stipendi da re e regine e pensioni da trenta quarantamila euro al mese. L’Iva sui prodotti, è soltanto all’8%.

Altre nazioni confinanti col nostro paese, Austria e Slovenia, hanno intrapreso la stessa via offrendo diverse opportunità alle imprese italiane che si trasferiscono e creano posti di lavoro. Entro cinque anni, la maggior parte delle imprese del lombardo – veneto, farà il trasloco. I paesi anglosassoni, offrono anch’essi diverse possibilità. In Romagna, il caso più eclatante d’emigrazione d’impresa, è stato quello dell’Omsa di Faenza, che si è trasferita in Serbia e nulla è valsa la tenace opposizione delle donne che hanno perso il lavoro, circa trecento. Nello stesso periodo, a Faenza si costruiva un gran centro commerciale coop di cui in Romagna c’è stata una vera e propria invasione.

La competenza del commercio con l’estero spetta alle regioni e in quelle “rosse”, i risultati si sono visti e non è un caso se c’è stato l’incremento del centro commerciale che importa prodotti dalla Cina.

Lo Stato italiano, e le regioni hanno manifestato il totale disinteresse nei confronti delle imprese e dell’occupazione. L’unica occupazione creata è quella per soldati mercenari da mandare a combattere nei paesi stranieri che danno un contributo alle fabbriche delle armi. L’Italia, sta meglio nell’unione africana che in quella europea.

Gli stati europei, sono in grado di progettare e programmare concretamente il futuro, con lungimiranza, rubando le imprese all’Italia per produrre posti di lavoro nei loro paesi, mentre all’Italia non interessa, ma i lussi romani sono pagati per la maggior parte dalle imprese del nord. Uno stato, deve ringraziare l’impresa che crea posti di lavoro. In Italia l’ imprese, o chi svolge un lavoro autonomo è oppresso da vere e proprie estorsioni messe in atto dai vari apparati della burocrazia e da una tassazione che non ha uguali in Europa e nel mondo. Sono controllate continuamente dai troppi soggetti che gli girano intorno: fisco, sindacati, enti previdenziali, associazioni di categoria e svariati enti locali che remano contro per mungere. I Concessionari della Riscossione sono peggio degli usurai e si comportano come un’ associazione per delinquere. La riscossione è diventata la nuova mafia distruggono il patrimonio delle imprese, triplicano eventuali debiti per fare in modo che non riescono a pagare e per fare casse, mandano all’asta anche i beni strumentali, in altre parole, le attrezzature che servono alla produzione che non possono essere pignorati e per questi motivi, i patrimoni delle imprese e gli immobili, finiscono nelle mani delle mafie. Troppi enti e parassiti creano posti di lavoro per se stessi sfruttando le imprese, ma non fanno niente per proteggere il patrimonio dell’impresa.

Un altro fattore negativo per l’Italia è stata l’ideologia comunista che vuole imporre la cooperativa, un sistema importato dall’Unione sovietica e dalla Cina che mette i bastoni fra le ruote all’impresa privata e che non ha fiducia nella libera iniziativa e nell’intraprendenza.

C’è anche la Cooperativa di consumo che favorisce il commercio con la Cina importando la maggior parte dei prodotti a basso costo, rivendendoli nel nostro paese e con questo sistema cerca di eliminare l’impresa italiana. In Cina, i prodotti e il lavoro costano poco. La paura del cinese, è più che fondata, da parte delle imprese italiane. Generalmente, le coop sono protette dalle amministrazioni che sostengono l’ideologia comunista e non è da escludere che finanzino anche gli amministratori locali per favorire la costruzione dei supermercati. In Italia, si pensa solo a far spendere i soldi a chi ha già un reddito, evitando di incrementare l’occupazione. L’impresa italiana, derubata da tante vessazioni, dai burocrati, e dal costo del lavoro non è in grado di competere con la concorrenza straniera e in breve tempo, le imprese del lombardo – veneto, si trasferiranno tutte oltre confine e in Italia l’unica risorsa, resterà il turismo. I giornali ci parlano spesso d’immigrati, facendo riferimento a quelli che entrano nel nostro paese, ma si occupano poco di quelli che escono dal paese.

L’emigrazione delle imprese è iniziata dal 1989, dopo la caduta del Muro di Berlino e delle dittature comuniste che tenevano il popolo nella miseria, mentre i capi dei partiti e i burocrati erano ricchi. Molti connazionali facevano investimenti in Polonia e Romania e negli altri paesi dell’Est dove la nuova classe dirigente e la società non aveva i vizi di quell’italiana.

 Il fenomeno dell’Emigrazione delle imprese, nel nostro paese, ha origine, nello scorso millennio, all’inizio della nascita dello stato moderno, nel Rinascimento. A quei tempi c’era un’eccessiva pressione fiscale che serviva a finanziare straordinarie opere d’arte, finite nei musei di tutto il mondo e che danno ancora gran prestigio all’Italia. Oggi, l’eccessiva pressione fiscale serve a mantenere i parassiti delle “caste” che fanno il proprio interesse privato e si finanzia un’economia di guerra.

La signoria medicea, con la sua oppressione fiscale ha sensibilmente ridotto il volume degli affari, costringendo molti imprenditori a lasciare Firenze trasportando altrove le proprie aziende. Sintomi del declino industriale, quali l’emigrazione dei lavoratori e il regresso della produzione, si fanno già sentire ai tempi di Cosimo. Sempre più la ricchezza si accentra in poche mani. Il pubblico dei committenti d’arte, che nella prima metà del secolo (1450) tendeva sempre più ad estendersi fra i privati cittadini, mostra ora una tendenza a restringersi. Le ordinazioni provengono principalmente dai Medici e da poche altre famiglie; la produzione, già per questo fenomeno, assume un carattere più esclusivo e raffinato.”. (Arnold Hauser)

La società italiana contagiata dall’ideologia marxista di due secoli fa, non riesce più a liberarsene e non tiene conto dei cambiamenti in atto. L’ideologia comunista, non fa parte della tradizione italiana. I comunisti sovietici cercarono di imporla anche in Italia, finanziando i comunisti italiani. Caduto il comunismo, hanno cercato altre forme di finanziamento, ma i metodi sono gli stessi anche se diverso l’ambiente: i capi partiti prendono soldi e tangenti e sfruttano la gente che lavora gratis per il partito.

In Italia, lavoratori autonomi e imprenditori, non sono considerati “lavoratori”, sono visti ancora come i capitalisti di Marx e non hanno nessuna tutela. Sono considerati “mucche da mungere” rozzi e ignoranti. Di questi soggetti si cerca di dare un’immagine errata e di comodo da parte dei sindacati, della stampa e degli altri soggetti che vi hanno interesse, formati dalla scuola comunista.

Articolo 1 della Costituzione italiana, modificato da chi scrive:

1. “L’Italia è una repubblica democratica e federale fondata sul lavoro dipendente”

2. “La sovranità appartiene alle caste che la esercitano nel loro esclusivo interesse privato”

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7 Responses a “Emigrazione imprese”

  1. […] funzionale, permettendo di adottare l’idromassaggio senza la sostituzione della vasca. Decine di aziende, fin dagli anni Ottanta, in tutta Europa, si sono dedicate alla costruzione degli idromassaggi […]

  2. […] ad emigrare e fare in modo che la gente comune perda il lavoro. Per quale motivo emigrano le imprese? Non è il solo costo del lavoro che è nettamente inferiore in altri stati ma, diversi fattori, […]

  3. […] la vita a metà della popolazione. Danneggiano l’iniziativa privata e le persone che vogliono lavorare veramente, e anche le istituzioni e lo stato. Da quando non sono più finanziati dal sistema […]

  4. […] fenomeno dell’emigrazione delle imprese, e dei lavoratori è d’attualità anche nell’Italia […]

  5. […] hanno occupato lo stato, sta creando disoccupazione e miseria, a causa di estorsioni a cittadini e imprese, per far fronte a stipendi e pensioni del personale statale che la maggior parte di loro percepisce […]

  6. […] nell’industria e nell’artigianato, tradizionalmente favorito anche dai duchi Estensi. Le imprese, si sono specializzate in diverse tipologie di produzione, integrando spesso vari campi economici. […]

  7. […] Negli ultimi venti anni, all’interno delle istituzioni italiane, il personale di alcuni enti esegue abusivamente atti criminali in certi settori del lavoro e contro l’interesse dello stato: l’ambiente sociale delle imprese.  […]

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